E’ nell’abbraccio fra l’acqua dolce del grande fiume Po e il mare Adriatico che gli Etruschi trovarono il luogo ideale in cui fondare una nuova città: Spina. Nata dalle onde e scomparsa qualche secolo dopo, sepolta dall’acqua, la florida e potente città etrusca ha lasciato dietro di sé una lunga storia attraverso i secoli, divenendo un mito.
Il mito si è svelato, rivelando tutta la sua bellezza, il 3 aprile 1922. Con l'inizio delle bonifiche nelle Valli di Comacchio, in Valle Trebba, si scoprì la prima tomba della necropoli. Prese così avvio l’epopea archeologica che portò alla scoperta di oltre quattromila tombe e che culminò con il ritrovamento dell’abitato di Spina nel 1956 e ancora oggetto di ricerca.
In occasione di questo centenario (1922-2022), sono previste numerose iniziative promosse dal Ministero della Cultura e dalla Direzione Generale Musei, alle quali partecipa attivamente anche il comune di Comacchio, realizzate per celebrare l’importante ricorrenza.
Sono tre le mostre archeologiche in programma: a Comacchio (Palazzo Bellini – giugno/ottobre 2022), a Ferrara (Museo Archeologico Nazionale - dicembre 2022/aprile 2023), a Roma (Villa Giulia - primavera 2023).
Il sindaco di Comacchio Pierluigi Negri afferma “E' per me un onore vedere Comacchio protagonista di queste celebrazioni nazionali per il Centenario della scoperta di Spina, indette e sostenute dal Ministero della Cultura.
Proprio qui, infatti, il legame tra storia, territorio e cultura spinetica trova il senso originario.
Un secolo - quello trascorso - intriso di studi, analisi e scoperte in grado di ridisegnare il ruolo del comparto lagunare in ambito archeologico ed il patrimonio inestimabile che esso rappresenta. Da qui iniziano - come è giusto che sia - gli eventi commemorativi di Spina, con eventi, seminari ed approfondimenti per tutta la durata dell'anno che fanno da corollario ad una mostra unica nel suo genere che - proprio per la sua bellezza e completezza - rende il giusto omaggio a ciò che Spina è stata ed è a tutt'oggi”.
Il presidente del Comitato Scientifico della mostra e docente del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Zurigo Christoph Reusser dichiara “Lo scavo della necropoli di Spina con le sue più di 4000 tombe può essere considerato come una delle imprese più importanti dell’archeologia Italiana nel 20esimo secolo.
La mostra innovativa che si aprirà il 1° giugno è frutto di un rinnovato interesse scientifico e culturale da parte di varie istituzioni locali, regionali e nazionali e si inserisce in un più vasto progetto di carattere nazionale promulgato dal Ministero italiano della Cultura. Questo nuovo interesse è partito agli inizi del terzo millennio grazie a una iniziativa della allora Soprintendenza Archeologica di Bologna, preposta alla salvaguardia e alla valorizzazione del sito di Spina, e soprattutto dell’allora Soprintendente, e ha visto coinvolte numerose istituzioni civiche, scientifiche, varie Università italiane e anche una straniera, quella di Zurigo.
La mostra è quindi frutto di una cooperazione e collaborazione esemplare di numerose persone di varie specializzazioni, che, come me lo auguro, troverà anche l’interesse di un grande pubblico”.
Sul tema della collaborazione torna anche Tiziano Trocchi, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara: “Come Direzione Generale Musei, in particolare come Museo di Ferrara, confermiamo una partecipazione più che sentita a questa importantissima iniziativa, che rappresenta il primo momento della collaborazione recentemente suggellata con la firma di un accordo per la promozione di tutto quello straordinario patrimonio rappresentato da Spina. La tappa iniziale di un percorso che abbiamo in parte già definito e che andremo a definire”.
“Una fama di certo meritata dalla etrusca Spina, avvalorata dall’imponente realtà archeologica emersa negli ultimi 100 anni, preludio della quale è stato il primo ritrovamento avvenuto in Valle Trebba nella località Tomba delle Cavalle: il candelabro in bronzo con cimasa che ritrae Enea e Anchise in fuga da Troia, scelto come immagine iconica della mostra - annota Caterina Cornelio, direttrice del Museo Delta Antico -. Perché Spina 100. Dal mito alla scoperta? Per celebrare il centenario della scoperta e proporre un quadro della città -abitato e necropoli – aggiornato con i dati forniti dagli scavi eseguiti nel tempo, di pari passo con le attività di bonifica delle valli di Comacchio. Una storia, quella di Spina, non ancora finita. Tante sono ancora le zone d’ombra che solo altri “tesori archeologici” come quelli che Spina ci ha regalato fino a oggi, artefici anche dei profondi mutamenti avvenuti nella comunità comacchiese, potranno fugare”.
Emanuele Mari, assessore alla cultura del Comune di Comacchio sottolinea “Si tratta di una mostra senza precedenti per Comacchio che ci riempie di orgoglio e che proprio nella nostra città darà avvio alle celebrazioni per il centenario. Una mostra che costituisce un anello di congiunzione tra passato, presente e futuro e che proprio nel futuro si proietta aprendo la stagione delle collaborazioni con altri istituti museali, come la recente convenzione col museo archeologico di Ferrara testimonia, e, auspichiamo, anche quella di nuovi scavi nel territorio”.
Tanti saranno anche gli eventi collaterali, come i giovedì di Spina, conversazioni pomeridiane nel pronao del Museo Delta Antico di Comacchio (alle 18.30 da giugno a settembre 2022), convegni, rappresentazioni storiche in chiave turistica e incontri tematici. Per svelare Spina come luogo di connettività del Mediterraneo, funzionale alla comprensione dei fenomeni di mobilità e contatto tra oggetti, persone e idee appartenenti a culture e compagini diverse, in stretto dialogo reciproco attraverso i percorsi marittimi, fluviali e terrestri.
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